21.3.11

My Chosen One

Non trovo niente di divertente, di ombellicale, e di autocompiaciuto nell' appassionarsi pubblicamente a un concetto di musica "indie" o dalla sostanza impopolare, spesso capita di trovarmi davanti ad accuse del genere che trovo così deboli e figlie di una insicurezza recondita nelle ragioni di chi non riesce a superare lo steccato imposto dal mercato, lo stesso però che ti permette di affezionarsi ad artisti che ti propongono una certezza di coralità, di condivisione più facile con altre persone, e di essere complici e spettatori di qualcosa di concreto e importante, perciò comprendo bene il disagio con cui si rispettano questi limiti.

Perchè nello specifico caso dei Guillemots, non è divertente avere a cuore una band che fa puro pop senza che questo significhi sacrificare un immaginario e una condivisione d'intenti poco avvezza ad accettare alcune regole. Il risultato per chi li segue è quello di ritrovarsi spettatori di tanto talento non riconosciuto a dovere; niente condivisione, pochi concerti, niente intimo orgoglio.

Il motivo si può anche individuare nella genesi della band che si forma nel 2004: Si parte da Birmingham, città natale per il leader Fyfe Dangerfield con molteplici presenze in gruppi tra i più disparati, ci si sposta a nord di Londra per reclutare il rude batterista Greig con precedenti folk irlandesi alle spalle, per partire poi alla volta del Canada e raggiungere la splendida contrabassista Aristazabal "Arista" Hawkes che ha appena concluso un tour sopra uno Yackt per le grazie di un misterioso miliardario, ed infine con naturalezza, concludiamo il viaggio in Brazile per affidarci nelle mani di MC Lord Magrão, ex chitarrista di una band Death Metal di San Paolo e arrivato a Londra come Arista per cercare fortuna. Non proprio l' immagine di un gruppo di studenti che si ritrovano a suonare nei fine settimana, il motivo per cui si sono uniti è ignoto, così come la certezza che alcune loro esperienze precedenti siano vere, quasi pericoloso scoprirlo, ne va del fascino per i piccoli miracoli.

L'esordio avviene nel 2006 in piena esplosione Revival-wave e della sua strumentalizzazione modaiola, il cosiddetto Indie, un corto circuito che ha contribuito a contaminare di pregiudizi, percorsi artistici preconfezionati, e di regole l'intera scena indipendente, tutte logiche che potrebbbero ingabbiare la musica dei Guillemots, ma che di principio le ignora.
Guillemots in italiano significa uccelli di mare, dettaglio che si estende nell' immaginario che la band vuole evocare. Sparsi sono i riferimenti naturalistici evidenti, mentre la musica e fedelmente l'incrocio delle influenze dei musicisti in questione, dalle partiture ritmiche tra soul e musica brasiliana, la testardaggine cronica della chitarra nel partorire suoni stratificati, nascosti, lontani dalla melodia pop inglese, alla sola presenza del contrabasso; questo per quanto riguarda i ruoli base dei componenti, in aggiunta ci sono Sax (!), trombe, una Orchestra messa a disposizione dalla Polydor (Major), Mellotron, e suoni e campanelli vari degni di una autentica bottega delle cianfrusaglie sonore.
In tutto questo le canzoni di natura pop britannica di Fyfe si colorano con invidiabile equilibrio e da lì prendono l'ispirazione e l'ampio respiro per canzoni a volte troppo estese per essere solo pop. Over the Stairs e São Paulo sono capolavori che vanno oltre gli 8 minuti e sono contenute rispettivamente nei primi lavori della band, L'Ep From the Cliffs (forse la loro vetta) e l'album Through the Windowpane, autentico classico pop inglese degli anni zero.
Esordio folgorante, una illimitata celebrazione fuori dal tempo e dalle mode della fragilità sentimentale, una mano tesa a rompere sostanzialmente ogni barriera fisica e mentale che ci impedisce di dialogare con l'esterno e con le persone più care, che sia il mondo immaginato con romantica ingenuità di We're Here dove la natura diventa una immensa pista da ballo, o la precaria confessione Buckeliana di Blue Would Still Be Blue, il tutto subliminato da If The World Ends, "One of The Last Love Song On This Little Planet".

Nell' esordio dei Guillemots ho paradossalmente ritrovato gli stessi connotati di Parachutes dei Coldplay, primo cd che acquistai di mia volontà; la magia della musica che ti conosce troppo bene, che si avvicina così tanto a raffigurare e a ricordare quello che sei e che inevitabilmente provi nel profondo, con i pro e i contro del caso, le immagini evocate e che ti circondano al primo ascolto diventano indelebili e il cuore si sgretola inesorabilmente, c'è solo da arrendersi, pure ai compagni di classe che ti guardano sconcertati con le tue cuffie alle orecchie.

Poi la vita continua, se i Coldplay ora li conoscono pure i nonni c'è chi ancora non si diverte a seguire altri idoli perdersi completamente per fallire il fatidico appuntamento con il secondo album, Red, una sorta di compromesso electro-pop commerciale davvero limitativo e a tratti imbarazzante, con qualche fascinazione alla studio Ghibli e follie sonore ormai standard a cercare di ravvivare la situazione, la loro finestra stavolta non si apre, e le sofferenze aumentano di fronte a Walk the River, terzo album in arrivo ad Aprile anticipato da due singoli agli antipodi.
Però non è divertente nemmeno abandonare la nave e non provare gratitudine per la musica e per delle persone sconosciute, pensiero magari considerato altrettanto patetico come i sentimenti esposti dalla band per alcuni che poi seguono l'onda anomala e cambiano artisti e genere di preferenza con scioltezza felina, magari dove non ci sono etichette o stereotipi che reggono, in quel caso whatever, mi tengo i miei guai.

www.guillemots.com
Soundcloud



Testo:
Fell in love with a boy
Grew tired of it
Fell in love with the world
Yearned to fire from it
Fell in love with the sand
Broke it off for the breeze
Broke it off for the weather

Walking slowly through space
Pleased and terrified
Backing out of the race
Extra edified
I want my sentences back
Can't remember their faces

And I'm still here
Holding on, and nothing, man
Stand on my life
Rewriting my delivery
Walk the river
Like a haunted animal

Everything was the life
The summer holidays
Christmastime in the dry
Always out of rain
Sit down and fall on a star
Did someone mention the weather
Did someone mention the weather

And I'm still here
Holding on, and nothing, man
Stand on my life
Here is my delivery
Walk the river
Like a haunted animal

It's an endless conversation
With an endless voice over endless fascination
Over endless choice and my heart's going out of missions on imagined motorways
I never said I was right, I just hoped you thought it anyway

Walk the river
Like a haunted animal
Walk the river
Like a haunted animal
Walk the river
Like a haunted animal
Walk the river
You haunted animal
Walk the river
We have lost all animals

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