30.8.13

Il Ninja Orientaleggiante Marchiato

Mark of The Ninja viaggia su alti standard qualitativi: il gioco funziona benone, non dura troppo, ci lascia controllare un ninja dal destino oscuro, ma dalle capacità fisiche chiare. Piattaforma, Avventura e Stealth in un unico gioco, una deriva metroidvaniana cosparsa da meticolosità e dettaglio splinter-celliano. Da predatore, ci pregustiamo la preda, la sua calma apparente, calcoliamo i movimenti, gli oggetti da utilizzare, disegnamo nella mente alternative su alternative su come uccidere il povero soldatino di turno ed arrivare all'obiettivo prefissato. La deriva mentale finale è apprezzabile ai fini di una storia normale, senza troppi fronzoli ed arricchita da sequenze animate di ottima fattura.

27.8.13

Un catalogo infinito

Trovarsi obbligati a stilare un catalogo di ciò che possiede in formato non-fisico è un brutto segno dei tempi, sia per la memoria che per gli acerrimi nemici del consumismo. Ho prodotti da consumare da qui alla fine dei tempi ma non demordo, è come pagare un piccolo pegno ogni tanto per navigare nel proprio oceano personale di divertimento. Tra fogli Excel, profili, siti e negozi, il sudore sulla fronte per catalogare i prodotti del digital delivery ha il sentore da "Figlio della New Economy Videoludica" dove l'importante è accaparrarsi più prodotti possibili al meno prezzo. Minchia! (quanta roba devo ancora catalogare...).

26.8.13

Jon Hopkins - Immunity


Me lo immagino chiuso nella sua stanza volutamente buia a concentrarsi con la propria vista verso le sottili linee di luce che filtrano dalla finestra sbarrata, e da li pronto a comporre qualcosa al computer, affidandosi al proprio impeto creativo che è sempre più una certezza nel panorama della elettronica più nobile e classica.

Non sembra di ascoltare qualcosa di consapevole, per Jon Hopkins questo approdo in territori più dance significa andare a tastoni, come quando la vista inizialmente non si è ancora abituata all'oscurità, e per chi ha memoria delle sue precedenti opere la sensazione di un leggero disagio si palesa influenzando l'ascolto, ma sta qui l'ulteriore piacere che regala Immunity nella  sua interezza. Quando Hopkins riabbraccia King Creosote per l'omonima traccia finale non è tanto il sollievo con cui si saluta il produttore inglese consci che non ha voluto distaccarsi poi troppo dal suo passato, ma comprendere la sua bravura nell' assoggettare la dance, l'ambient, e le vaghe influenze Dubstep sotto una sola produzione a se stante, dove non spicca una idea sopra le altre, dove niente viene incompreso ed emarginato. Emerge una sorta di nobiiltà tra i vari beat e campionamenti, una eleganza asettica, forse scritturata a non cambiare niente se non quello che c'è già, che a modesto parere è la sfida più difficile ci sia adesso.

In tutto questo rimane la sensazione di un disco piacevolmente smarrito, che non riesce ancora a riflettere tutto il talento di Jon Hopkins e che condanna il futuro a una trepidazione sempre più palpitante.

Form by Firelight
Immunity