4.7.11

Questo è il Paradiso? Forse no, ma che importa?!

Per la prima volta, macchine e moto in un Burnout

Ti ho comprato, ti ho giocato, ti ho schifato e ti ho venduto, ma poi ti ho ricomprato e mi sei piaciuto. Questa è l'estrema sintesi di quello che ha rappresentato per me Burnout Paradise, un turbine di amore ed odio che ancora non si è placato.
Il gioco è uscito nell'Anno Domini 2008, ultimo della serie di guida fracassona per eccellenza, madre di Burnout 3: Takedown, uno dei migliori giochi arcade della scorsa generazione, in grado di far palpitare anche l'animo di qualche Segaro (fan della SEGA). Ci aspettavamo una evoluzione, ma è stata una rivoluzione, Burnout Paradise avrebbe spazzato via tutti gli schemi predisposti della serie: niente più scelta delle missioni, niente più tour mondiali, niente più eventi Crash, da ora completo Free-Roaming. Non che fosse nuovo una influenza del genere in un gioco di macchine (vedi il pacchianissimo Need For Speed: Underground 2), ma qui si stava parlando di un titolo che non aveva da offrire solo gare, ma anche altre modalità che poco si adattavano alla rivoluzione. Non solo, si introduce l'utilizzo smodato di scorciatoie, mentre nel più celebre Takedown la meccanica che regnava era la distruzione dell'avversario contro gli ostacoli e nel Revenge si migliorava tutto ciò trasformando una macchina da corsa in un carro armato asfalta-vetture. Cartelloni, Super-Salti e cancelli rientrano nel ramo dei collezionabili, mai visti fino ad ora nella serie, poi abbiamo le prove Stunt, le prove di Velocità e le prove Uomo nel mirino che si aggiungevano e basavano, difatti, il gioco sempre più sulla corsa contro il tempo, lasciando il traffico solo ed esclusivamente come elemento di disturbo. Per questo, dopo aver spolpato Burnout 3, il Paradise mi fece titubare e rattristare per quello che avevano fatto fino a rivenderlo alla prima occasione utile dopo più di metà gioco. Ma le strade si reincrociano ed alla prima occasione di poter recuperare il gioco gratuitamente e legalmente (in formato digitale, grazie al sito Ea e bla bla bla tanto non vale più l'offerta) mi sono detto "Perchè no? E' pure la Ultimate Edition". Si perchè la Ultimate Edition era una specie di Game of The Year peccato che ad oggi rimane incompleta perchè a seguito dell'uscita sono stati comunque rilasciati dei DLC. Questo non ci crea molti problemi, perchè è una versione con contenuti sostanziosi e non ci sputiamo sopra, inoltre si rivela la prima volta che un Burnout approda su PC, quindi ancora più interessante vedere com'è stato lo sviluppo. Senza fare tanti giri di parole, la versione PC gira a 60 fps al contrario della console e la conversione è ottima, ci gioco un pò e poi rimane nel dimenticatoio fino ad oggi quando, voglioso di poter giocare ad un titolo di corse arcade mi cade sotto l'occhio proprio l'iconcina di Burnout Paradise. Collego il pad 360, lancio il gioco e parte Paradise City dei Guns and Roses, arriviamo in città e c'è tanta voglia di girare da vero fancazzista con un bel bolide. Nonostate abbia solo la primissima macchina, siamo già soddisfatti e cominciano a girare e fare eventi e da li capisco che, smaltita la delusione iniziale di qualche anno fa, questo Burnout mi regala momenti molto divertenti e di assoluto cazzeggio, il sistema Free-Roaming non mi pare così spaesante come mi ricordavo, il sistema delle scorciatoie mi comincia a piacere molto e mi trovo a spartire qualche ora con quello che una volta definivo un errore di percorso. In queste situazioni viene proprio da abusare del detto "Chi disprezza compra", ma io a Paradise non ho dato neanche un soldo, quindi stavolta la celebre frase fa cilecca.

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