5.3.12
Un racconto da: PAYDAY - The Heist
Un breve racconto personale basato su di un livello del gioco:
Stasera dobbiamo sporcarci le mani: un miliardario chiamato Garnet possiede un Caveau nel suo bel gioiello verticale dove amministra il proprio impero finanziario. Ha pensato di organizzare una festa per divertirsi, noi non siamo stati invitati, ma ci ha assicurato un bel piatto caldo con cui sfamarci. Un furto di diamanti è quello che abbiamo deciso di regalargli: entriamo, eludiamo la sorveglianza, bypassiamo i sistemi di sicurezza, apriamo il caveau, rubiamo i gioielli e scappiamo.
Sempre facile a parole, ma gli imprevisti sono all'ordine del giorno in queste situazioni. Entriamo e fin da subito inciampiano sui nostri stessi piedi: grazie alla solita leggerezza che ci portiamo sempre dietro ci lascia scappare un colpo di pistola ad una telecamera vicino ad una guardia.
Il piano principale va a farsi fottere, quindi cerchiamo di pensare ad un modo per uscire vivi da questa prigione vetrata.
Via radio, il nostro complice ci segnala che il CFO presente alla festa potrebbe avere le chiavi; basta arrivare a lui e prenderlo con la forza. Bella dritta del cazzo! Cominciano a piovere poliziotti in assetto antisommossa e siamo costretti ad uno spalla a spalla per salvarci la pelle. Uno di noi si propone di andare a recuperarlo, mentre noi tre rimaniamo a sfoltire i ranghi delle forze speciali.
Conquistiamo il tetto, da lì possiamo impedire l'arrivo della polizia via elicottero e costringerli ad una lunga scalata sulle pareti verticali del grattacielo. Mentre il nostro compare porta l'ostaggio con calci, pugni ed insulti sul tetto, le prime forze arrivano con i rampini sul tetto.
Esplodono i fumogeni, la radio ci comunica l'arrivo dei rinforzi, ricarichiamo le armi e controlliamo la zona di atterraggio per gli elicotteri.
"Stiamo arrivando" ci comunicano dall'elicottero, mentre arrivano le ondate di forze speciali: molti caschi neri si vedono in lontananza, qualche bastardo con il manganello elittrificato, ma pochissimi scudi. I nostri fucili si accaniscono prima di tutto su tutti i portatori di taser o manganello, poi ci occupiamo del resto. La battaglia è furiosa, lo scontro è ancora in bilico, qualche ferito dalla nostra parte, molti morti dalla loro parte. Ci pregustiamo già il portone del Caveau aperto, quando ci comunicano di recuperare un altro ostaggio. Il motivo non riesco a capirlo a causa del nervosismo, delle pallottole sparate a bruciapelo ed alle medicazioni da fare ai compagni.
Il solito volontario si getta all'esplorazione, mentre noi tre supportiamo l'azione, ripuliamo i piani e ricarichiamo le armi.
Ancora calci e pugni all'ostaggio per sfogarsi un pò, mentre lo conduciamo frettolosamente al punto di recupero. Nuove ondate, la radio ci comunica che il sistema di apertura è a tempo e i codici di accesso non concedono la massima gestione del portone, ma a noi non importa, basta aprirlo.
Consegnato anche il secondo ostaggio ai compagni sull'elicottero, ci gettiamo velocemente giù per le scale, verso l'atrio principale dove si affaccia il grande portone d'acciaio.
Il timer corre, siamo vicini all'apertura e ,*TAC*, le barre del portone cominciano a scorrere, arrivano nuove ondate di polizia ma poco importa: entriamo, distruggiamo le telecamere di sicurezza per diminuire le tracce della nostra presenza e tra urla, bestemmie e vetri infranti ci rempiamo le tasche di tutti i gioielli del Caveau.
Sappiamo che troveremo l'ennesima barriera di forze armate e stavolta tentiamo il jolly: ognuno per la sua strada per una corsa finale.
Quei cani fanno esplodere le solite bombe fumogene, noi prendiamo la palla la balzo e ci gettiamo nel fumo, loro non se l'aspettano. Sbuchiamo dal fumo a fucili spianati, colpiamo alla testa qualche poliziotto, mentre gli altri se la fanno sotto e, colpiti di sorpresa, esitano un istante. Così mentre le forze speciali si rendono conto di quello che è successo e cominciano a correre verso il tetto, noi ci troviamo davanti all'elicottero, pronto per portarci via da questo inferno.
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