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6.11.10

Acqua scintillante, sabbia rovente, passaggi e schiacciate in una giornata invernale


Con il proliferare degli emulatori per cabinati (aka MAME) e dei programmi per il gioco online, gli anni '80 sembravano sempre più a portata di mano. Non solo potevano giocare davanti al proprio monitor, con il proprio PC senza utilizzare nemmeno un gettone, ma potevano addirittura giocare contro persone online. L'emulazione di ciò che avveniva nelle sale giochi negli anni 80/90 al giorno d'oggi appariva concreta. In questo turbine di eccitazione retrò, un mio amico mi propose di farci qualche partita a V'Ball. Enormi punti interrogativi, non avevo mai sentito parlare di questo titolo prima ad ora e alla domanda "Di cosa si tratta?" la risposta fu secca e decisa "La quintessenza del multiplayer".Da quel momento non ho mai smesso di giocarlo, periodicamente lo rispolvero per inserire gettoni e gettoni virtuali nella macchina emulata per ritrovarmi in un'atmosfera radiosa e spensierata.
U.S. Championship V'Ball, conosciuto come V'Ball è un videogioco di Beach Volley vecchio stampo, dove le azioni sono sintetizzate in due tasti, uno per il passaggio e l'altro per il salto. E' un titolo da sala sviluppato dai Technos Japan (??), conosciuti anche per i porting dei Double Dragon su console (si, pure il terzo capitolo è opera loro), qualche titolo di Wrestling della WWF e detenevano pure la licenza per i videogiochi su Popeye (Popeye: Beach Volley per Game Gear deve essere stato un azzardo troppo grande per loro). La casa di sviluppo è stata chiusa nel 1996, però V'Ball rimane ancora nei nostri cuori come titolo particolarmente bravo nel succhiare soldi ponendo la vittoria a 10 punti e il tempo di gioco ad 1 minuto e 15. Sul MAME per fortuna tutto questo diventa superfluo e il giocatore può concentrarsi tranquillamente su un sistema di gioco semplice, efficace, capace di nascondere colpi speciali e movimenti particolari che a prima vista non compaiono.
Mi sono sempre interrogato chi fosse questo strano individuo

Il gioco in multigiocatore è, per me, il fiore all'occhiello del gioco: con un sistema di gioco così facile da imparare tutti possono in pochissimo tempo imparare a giocare e il mordente della sfida non cala mai in una partita 2 vs 2. In tutto ciò internet ci aiuta e permette di giocare in 4 ognuno a casa propria in comunicazione con cuffie e microfono. Con queste premesse è facile capire come urli per le vittore, imprecazioni per le palle sbagliate non rimangono in solitaria. La comunicazione è fondamentale in quei pochi secondi dove la palla arriva sul vostro campo ed in poco tempo dovete comunicazione la strategia d'azione. Se entrambi i team posso comunicare le partite, allora, si estendono per interminabili minuti dove la palla viene maltrattata da schiacciate e salvataggi al centimetro fino ad arrivare all'errore umano o al siluro in grado di sparare la palla fuori dallo schermo di gioco.
Ultimamente ho avuto la fortuna di acquistare un Arcade Stick HORI ed è stato un vero piacere rispolverare un classico di questo calibro con il suo controller naturale.

19.9.10

Mercenari contro tutti

I veri eroi americani, in barba ai Marine...
Chi si ricorda i G.I. Joe? Io penso di non averlo MAI visto in televisione, forse per la data di nascita troppo posteriore o forse in Italia non andò molto di moda, non saprei. Non mi sono neanche sognato di andare a vedere il film hollywoodiano tutto spari ed esplosioni, però so di cosa parla...almeno. La curiosità è stata tanta quando l'altro giorno me lo sono trovato sullo schermo con la semplice scritta "G.I. Joe" ed un anno "1992" che accostati insieme possono significare come minimo due cose, la prima è "figata spaziale" la seconda "schifezza planetaria". Fortunatamente il titolo rimane a metà tra le due definizioni, nè bruttura, nè capolavoro. Nel gioco sono presenti 4 personaggi della serie animata che si vedono nel flyer qui accanto (Duke, Snake Eyes, Scarlett e Road Block), tra questi ho usato Snake Eyes, per me il più interessante tra i quattro. Il gioco accoglie a piene mani l'idea che sta alla base di Space Harrier, dove Yu Suzuki pensò di fare uno sparatutto dove l'oggetto comandato procedeva in profondità come nei giochi di guida e non come nei classici sparatutto a scorrimento. La possibilità di distruggere molti elementi degli scenari che percorriamo mi è sembrava fin da subito un elemento interessante: sfruttando le esplosioni a nostro vantaggio possiamo avere vie più libere e/o uccidere nemici facilmente. Inoltre è una caratteristica che fa capire al giocatore che loro sono in molti ma che noi da soli non scherziamo. Il gioco riesce inoltre nel trasmettere al giocatore la potenza devastante dell'organizzazione Cobra mettendo in gioco molte truppe di fanteria: semplici, con scudo, con armi laser, con lanciafiamme, con jetpack, mezzi terrestri come camionette e tank, mezzi aerei come aerei ed elicotteri. Noi, quindi, semineremo distruzione e scompiglio tra i ranghi nemici distruggendo tutto e tutti solo per arrivare faccia a faccia con il Comandante Cobra. Il gioco, data la natura arcade, dura poco, pochissimo se dotati di crediti infiniti. però come tutti gli sparatutto si può lasciare nel dimenticatoio dopo la prima partita o riprenderlo in mano più e più volte, utilizzando anche altri personaggi o giocandolo in coppia. Il titolo vuole far divertire il giocatore nella maniera più bambinesca ed elementare quindi la pecca più grossa, la varietà di situazioni, è nella natura del gioco. Offre una lunga passerella di nemici pronti a colpirti e venirti addosso senza concedere respiro. Da qui si viene a creare un azione di gioco poco ispirata, senza particolari sessioni ma solo un carrello espositivo di quello che possiamo e vogliamo distruggere. Nonostante questo, nonostante le musiche appena udibili, il carisma della serie rimane, le "americanate" come ci piace definire esplosioni, azioni al limite dell'impossibile e situazioni assurde rimangono e fa piacere che in quegli anni non tutti i giochi su licenza fossero assolutamente schifosi.

14.9.10

Rispolverare vecchi cabinati

Le generazioni più piccole non sono più abituate a considerate la "Sala Giochi" come parte integrante della propria passione, cosa ben diversa invece è per chi è vissuto la propria infanzia tra un Atari e un cabinato o tra un Super Nintendo e un cabinato ad esempio. L'unica gioia rimasta per le sale giochi odierne è spendere qualche euro su cabinati vecchi di 10 anni o avviare il glorioso "MAME" per avere a portata di PC una libreria vastissima di titoli arcade. Oramai è mia abitudine scorrere la mia libreria di titoli in periodo di "gioco-cazzeggio", preferendo un cabinato duro e ignorante che ad un free roaming troppo dispersivo.
Oggi mi sono capitate ben due titoli a me sconosciuti che mi hanno fatto alzare le orecchie:

I'm Sorry - 1985 - Sega Enterprise, Ltd.


Questo gioco sviluppato da Sega mi ha onestamente scaturito plurime emozioni in circa 5 minuti, dalla curiosità all'interdizione, dal divertimento allo schifezza. Solo i giapponesi potevano pensare di incentrare un gioco su un personaggio di mezza età intento a recuperare le proprie riserve auree (l'oro) andando contro tutto e tutti. Il concept del gioco è preso da Pac-Man, però il gioco ci da l'opportunità di picchiare i nemici e distruggere i cancelli od altri ostacoli nella mappa. I nemici poi si rigenereranno dopo 5 secondi (più o meno) in un luogo vicino alla nostra posizione. Da sottolineare i barili teleguidati che vi daranno la caccia per lungo e largo appena gli passerete accanto. L'obiettivo del gioco è prendere il denaro sparso per la mappa e riportarlo alla casa. Impresa tutt'altro che facile aggiungo.

Hotdog Storm - 1996 - Marble Inc.
Onestamente mi aspettavo di distribuire panini a bordo di un furgoncino o di uno scooter ed invece...


Beh, niente da dire, ma avere il titolo un pò più attinente al gioco?