23.3.12

Hard Reset

La parola più semplice per riassumere il gioco è "polpettone" o "zuppa"; è il tipico esempio di come può essere buono un titolo se riesce a copiare ed unire meccaniche provenienti da classici e ambientazioni cinematografiche.

Hard Reset è semplicemente Quake nel mondo di Blade Runner, i boss giganti di Doom ed altri elementi rubacchiati qua e là da film e videogiochi. Il gioco racconta una giornata di ordinaria follia di un agente dell'ordine inviato in un settore cittadino assalito da macchine robotiche. Cosa vogliono questi esseri di latta? Le informazioni presenti all'interno di una banca dati, un enorme complesso che pare conservare "qualcosa di importante". Come avete capito, la premessa è così importante che per quelle poche ore di gioco dove dobbiamo rispedire al creatore lattine ripiene di circuiti e giganti dalla faccia illuminata, la trama si perde nei posti più oscuri della nostra mente. Il protagonista, in concreto, deve fermare queste violenze efferrate nei confronti dell'uomo, scoprire la causa e neutralizzarla.
Gli sviluppatori propongono una esperienza prettamente old-school, simile a Quake od Unreal, con un armeria divisa tra armi con munizioni ed armi energetiche. Molti componenti del team di sviluppo, Flying Wild Hog, erano dietro alla serie Painkiller, quindi è comprensibile questa scelta di design.
Il gioco si sviluppa bene, anche sotto il profilo del level design non ho trovato grossi problemi e l'utilizzo dell'ambiente (aka esplosivi e conduttori elettrici) per colpire fatalmente i nostri amici robotici è sviluppato bene nella prima parte del gioco, meno nella seconda parte (grazie anche ad un'armeria arricchita di armi e potenziata).
I problemi nascono sui nemici: pochi, alla lunga prevedibili ma non da sottovalutare a causa del numero sempre più elevato. Il gioco poteva durare più di 4-5-6 ore? A mio parere no, perchè avrebbe riproposto il tritacarne che nella seconda parte si porta avanti. Il calo viene ostacolato da qualche livello più interessante (palazzi sventrati, tetti con muri distruttibili) e dai boss grossi e divertenti da combattere.
Per chi si è lamentato delle zone segrete, dei power up nascosti, di alcune armi inutili, la risposta è "sticazzi", il gioco è tipicamente nostalgico e quando per la ventesima volta vediamo sopra la nostra testa passare la mongolfiera "bladerunneriana" che pubblicizza "robe" in giapponese, ci passiamo assai sopra. Giocatelo, divertitevi e, se volete, apprezzatelo per quello che è: una serenata intrisa di esplosioni e parolacce per i bei tempi andati.

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