5.8.11

Agalloch, proviamo ad invertire le stagioni

Foto di Marc Adamus
I vecchi tempi riaffiorano, si ricomincia a riscavare nella galassia Metal, un genere poliedrico, fatto di immobilismo e di continue rivoluzioni, comprendente tantissimi sottogeneri e sotto-sottogeneri. Gli Agalloch al sottoscritto sono capitati per caso, cioè guardando un listone a caso tra quelli del macrogenere Metal.
Nonostante il nome richiami un gruppo Scandinavo, loro sono originari di Portland, Oregon, USA. Leggendo un pò in giro mi sono formato un'idea del loro percorso discografico partito da toni più pacati e folk fino a sfociare nel doom e black metal. Instintivamente avevo bisogno di un album del genere, il post-rock mi sta affascinando anche se lo assaporo goccia per goccia, evitando di subissarmi di album, visto che dopo non ne ascolterei neanche la metà. Quindi cade la scelta su The Mantle, secondo album degli Agalloch, un album con basi post-rock folkeggiante, con sussulti vocali tipici del black metal ma anche voci più chiare ed umane che si lasciano apprezzare molto. Il guaio che è scaturito nella mia testa è che riesco ad apprezzarlo a fine Luglio, quando molti preferiscono invece una musica in linea con la propria stagione (ed anche io sono di questo parere), nella mia testa esce la voglia di sentirsi in preda ad una tormenta di neve o a sbucciarsi le mani facendo passeggiate tra pareti di roccia, sassi, godersi pianure annebbiate con sorgenti d'acqua ghiacciata. Il tipico paesaggio del Centro Italia in Luglio, però il cortocircuito provocato da questo album mi ha affascinato e mi sono lasciato trasportare nei paesaggi tinteggiati dagli Agalloch. L'album è opera unica, difficile da smembrare e da tagliare chirurgicamente, però la mia scelta sul brano che più mi ispira di questo album è questo:


 
L'album contiene:
  1. "A Celebration for the Death of Man…" – 2:24 (Instrumental)
  2. "In the Shadow of Our Pale Companion" – 14:45
  3. "Odal" – 7:39 (Instrumental)
  4. "I Am the Wooden Doors" – 6:11
  5. "The Lodge" – 4:40 (Instrumental)
  6. "You Were but a Ghost in My Arms" – 9:15
  7. "The Hawthorne Passage" – 11:19 (Instrumental)
  8. "…And the Great Cold Death of the Earth" – 7:14
  9. "A Desolation Song" – 5:08

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