Il soffito comincia a scricchiolare, la polvere si ammassa agli angoli, le tegole stanno cadendo, i più navigati cominciano a capire che qualcuno sta traslocando. Le compagnie di produzione hardware sono già con gli occhi rivolti alla progettazione delle proprie console, non sto parlando delle scartoffie che già da anni possono girare, ma proprio dei rispettivi laboratori già a lavoro da chissà quanto.
Quindi, prima di recuperare il recuperabile nel momento in cui i negozi saranno in modalità "Buttate tutto nel cesso, arriva quella nuova!!!", sono ritornato indietro di dieci anni giocando a Cosmic Smash.
Ritorno quindi all'ultima console di casa Sega, da molti amata e da altri odiata o semplicemente sopravvalutata. Sega Dreamcast nella sua corta esistenza commerciale visse ben poco, ma fu uno dei palcoscenici della sperimentazione videoludica. Cosmic Smash subisce o meglio anticipa quello che è stato Rez: il minimalismo prima di ogni cosa. Grezzamente possiamo parlare di un gioco di Squash dalla indole molto arcade: noi siamo il "tennista", passiamo da una stanza all'altra cercando di colpire obiettivi definiti dal gioco con il minor tempo possibile.
Cosmic Smash, un titolo che ci suggerisce già certi elementi del gioco: la creazione di un microcosmo è stato l'obiettivo di Sega Rosso, piccola divisione all'interno dell'azienda che già aveva lavorato ad una versione di Card Captor Sakura di Pokemon Snap.
Il microcosmo a cui si riferisce il videogioco è una linea di trasporto cosmica, forse ispirata ad una linea reale, dove un Cosmic Bus completamente astratto ci accompagna da una fermata all'altra. Il carburante di questo mezzo sono le nostre fatiche nel concludere le varie fermate, l'obiettivo rimane sempre quello di distruggere tutte le lastre poligonali presenti nel livello.
Un mondo composto da poligoni nudi, senza uno straccio di texture a coprirli, colori che cambiano secondo un'idea vicina alla sinestetica Reziana, un alter ego composto da poligoni con in mano un oggetto turchese a forma di racchetta da tennis ed una pallina rossa in continuo movimento.
Lo sforzo atletico nell'effettuare il Trick Shot, in grado di penetrare ogni poligono presente nella stanza, è sempre marcato da una vorticosa esplosione di tonalità rossa all'interno del corpo del tennista cosmico, i replay che chiudono un livello completato grazie a questo tiro si concentrano sempre sulle traiettorie, la capacità esplosiva del colpo e il gesto atletico del nostro alter-ego. Cosmic Smash, nei suoi ambienti così chiusi durante le tappe ed i suoi corridoi così infiniti che ci accompagnano da un livello all'alto ci porta alla mente anche qualche metafora riguardante la vita: le sfide della vita ci intrappolano all'interno di muri astratti e si parano davanti sotto molte forme, il passaggio da una sfida all'altra appare come un cammino immenso e senza fine, ma quando l'abilità non basta e il tempo scade, appare una semplice e stilizzata schermata di Game Over.
Cosmic Smash è un prodotto semplice che fa dell'immediatezza e dell'essenzialità apparentemente le proprie regole, eppure in un piccolo prodotto come questo possiamo cogliere più di quello che potremmo aspettarci.
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