14.11.11

Quando ti senti trascinato nell'oblio

Una brutta bestia da pelare, Dark Souls, un modo di giocare calcolato, sempre attento ad ogni movimento, passo, suono. Ci lasciamo alle spalle il Borgo, ambiente medievale cristallizato nel tempo, dalle mura solo urla disperate di anime, non morti che riprendono a muoversi e demoni che custodiscono questo angolo sperduto dal mondo. Un drago a guardia dell'entrata ci ricorda molte storie fantastiche lette in passato. Il borgo è quasi una seconda casa, conosco le vie, so come e dove colpire, so chi lo abita e loro sanno chi gli ha sconfitti. Nella zona sono rimasti solo i pesci piccoli, è il momento di entrare nelle Profondità.
Un avvertimento "Attenzione: labirinto" mi appare all'entrata, lo tengo in considerazione, ma un pò lo sottovaluto. I piani alti sono infestati da zombie, qualche cane e qualche macellaio, presenze fastidiose ma poco pericolose. La facilità con cui ripulisco i piani superiori sono conseguenza di un illusione che tutto possa andare bene, senza troppi colpi di scena o sorprese. Entro nei piani inferiori, noto l'aumentare di acqua, meglio non combattere a lungo nell'impaccio con questo fluido. Arrivo a raccogliere un oggetto e le speranze calano di colpo: una cosa strana e mucillaginosa mi piomba addosso, mi fa male e non riesco a liberarmene. A fatica la getto a terra e la vedo strisciare nell'acqua, non sembra temibile ma le ferite riportare sono ingienti. La uccido a distanza e mi curo, proseguo con un occhio più vigile. Noto in lontananza uno zombie ed un altro macellaio, facili prede, le attiro e le colpisco; pare essere finita per entrambe quando una cascata di mucillagini invade il pavimento acquitrinoso. I mostri di fango cascono dal soffito e riempiono il corridoio, scappo verso l'interno, trovo gli abitanti del posto: ratti velenosi. Gli colpisco e gli uccido, raccolgo oggetti, vado con i piedi saldi a terra, un pò troppo, casco in una cascatella e finisco più sotto. Vedo essere strani sputare gas tossico, soldati cristallizzati da chissà cosa. Le pozioni finiscono, le freccie scarseggiano, le bombe sono troppo preziose per esaurirle. Continuo l'esplorazione senza un senso dell'orientamento, il labirinto delle fogne diventa il mio labirinto mentale, corrono, esploro, cerco e spero in una zona sicura dove accendere il falo. Esco dalle fogne e l'aria si fa pensate, meglio rientrare e continuare a cercare un falò. Mi infilo in una porta e su per una scalinata, dietro un'altra porta si cela in lontananza un falo da accendere. Troppo bello, alzo lo scudo e corro come se non ci fosse un domani, raggiungo il falò e riposo i nervi. Il suo obbiettivo è raggiunto: anche per un giocatore discreto e calcolatore, è un soffio cadere nella spirale di paura, tensione e demotivazione che genera questo gioco.

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