16.1.13
Coexist
Come tentare da piccoli di costruire una casa e ne viene fuori uno sgangherato razzo, disengare una persona che invece risulta essere un albero; hanno provato a intrecciare nelle loro canzoni i battiti elettronici del nuovo millennio, ma il risultato è sorprendentemente sbagliato su tutta la linea. Così sbagliato da' risultare già intiquato; nonostante sia finora l'unica proposta di questo tipo da quando Burial ha iniziato a smaltire la sbronza nei bus notturni il Sabato notte, ma seriamente, per i cultori del genere Coexist non fa nè caldo nè freddo.
Io amavo disegnare le persone ma le ritraevo sempre con la forma di un albero spoglio, autunnali, e ho passato mesi pensando che fosse giusto così perchè nessuno osava correggermi, per compassione i disegni venivano accettati dalle suore dell'asilo, poi iniziai a capire che stavo sbagliando e iniziai a sforzarmi nel disegnare le persone in una dimensione piiù consona, senza mai raggiungere il risultato sperato. C'è una sana autenticità nel desiderio goffo di essere e risultare più adulti, forse non esiste altro disco che sappia identificare l'adoloscenza introversa di questo periodo, così come lo era l'esordio, ma senza quel desiderio di essere e stare più in alto. Non c'è nient'altro di infantile in Coexist, magari ci si può immaginare i protagonisti di Misfits che si ritrovano improvvisamente ad essere romantici.
Un disco cremoso, capace di liquidare tutto ciò che è stato detto finora se ad ascoltarlo sono persone felicemente innamorate, anzi magari si sono riscoperte innamorate.
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